marcello missaglia
Questa è la mia idea di Lobbying
Le regole sono essenziali per la democrazia. Servono per evitare caos e arbitrio e per garantire certezza per tutti coloro che giocano la stessa partita. Naturalmente ci sono anche quelli che le regole non le vogliono, in nome di un anarchismo democratico che sembra più una cacofonia che un ossimoro, o in nome di una libertà di azione assoluta, incompatibile con i pesi e i contrappesi tipici delle istituzioni democratiche e che non ha nulla di liberale.
Ciò che sta dietro la parola lobby/ing è una realtà esistita in tutte le epoche e in tutti i regimi: la dinamica degli interessi particolari che cercano di influire sulle decisioni pubbliche.
In genere a non volere le regole sono coloro che si sentono più forti e capaci di imporre le proprie volontà sugli altri o coloro che preferiscono l’opacità, l’agire nell’ombra perché lì il confine tra lecito e illecito diventa impercettibile o facilmente valicabile.
La democrazia è incompatibile con l’opacità ed è basata sulla trasparenza. Se ne facciano una ragione i nemici della regolamentazione delle lobby: se non c’è trasparenza l’attività lobbistica perde legittimità. L’attività di lobbying è abitualmente percepita come un’azione prevalentemente economica che consiste nell’influenzare decisioni pubbliche per trarre vantaggi o non subire danni per la propria azienda o categoria professionale (lobbying profit). Nella migliore delle ipotesi questo concetto può essere dilatato fino a includere la tutela di interessi non solo economici ma anche sociali, umanitari e legati a valori ideali (lobbying non-profit).
A grandi linee possiamo distinguere sistemi che vogliono frenare l’invadenza del governo sul cittadino (modello statunitense) e sistemi che vogliono tutelare il primato del potere pubblico regolando gli interessi privati per evitare conflitti o indebite invasioni di campo.
I lobbisti cercano di attirare l’attenzione dei decisori pubblici su problemi che a volte sono fuori dall’agenda politica; forniscono informazioni su questi problemi e indicano soluzioni; partecipano al processo decisionale seguendo tutti i passaggi dell’iter di formazione di atti normativi e proponendo di volta in volta idee e strumenti per migliorare la qualità di leggi e regolamenti.
In questo modo i lobbisti contribuiscono ad alimentare la vita della democrazia immettendo stimoli, impedendo alla politica di chiudersi in se stessa, di essere autoreferenziale o condizionata solo da pochi grandi gruppi.
I portatori di interesse (aziende, associazioni, gruppi di cittadini organizzati su temi specifici), attraverso l’azione dei rappresentanti di interessi (lobbisti) possono far sentire la propria voce e diventare interlocutori della politica, attori sociali che aumentano il tasso di partecipazione e inseriscono linfa vitale nel circuito della vita democratica.
Così intesa, l’attività di rappresentanza degli interessi conquista piena legittimità nell’impianto democratico e assume una rilevanza ben diversa da quella che le viene riconosciuta anche da coloro che non hanno gli occhi bendati da pregiudizi sfavorevoli.
Concepire il lobbying come momento di partecipazione democratica significa davvero impegnarsi in una ridefinizione degli ambiti, delle finalità, delle modalità stesse di esercizio di questa azione sociale che assume così rilevanza istituzionale e non più soltanto privatistica.
Fare lobbying non è dunque solo coltivare legittimi interessi privati ma assumersi responsabilità pubbliche, proprio perché questa attività diventa uno dei tanti momenti di costruzione delle decisioni collettive e di partecipazione dei cittadini alla vita politica.
Questa visione del lobbismo scandalizzerà probabilmente i tanti che continuano a pensare che la politica e il suo braccio operativo, l’amministrazione pubblica, siano autosufficienti, onniscienti e capaci di decidere tutto da soli, dotati quasi di una conoscenza innata dei problemi.
In realtà intendendo il lobbying come azione di partecipazione democratica si opera una rivoluzione concettuale di grande rilievo che comporta una lunga serie di conseguenze che non è possibile delineare in un breve spazio di tempo ma necessitano di approfondimenti e costante osservazione.